Il tre ottobre 2017 è stata una giornata speciale: siamo andati al
Muse per frequentare due laboratori “Il passato che conta” e “Gli
acquari”.
Ci siamo andati per trovare informazioni sull'ambiente acquatico per il nostro nuovo gioco.
Alle 8.25 ci siamo trovati a scuola e subito dopo abbiamo
attraversato tutto il paese di corsa per prendere la corriera che ci
aspettava al Terramare.
Siamo saliti veloci, abbiamo preso posto, ma non riuscivamo a
stare fermi perché volevamo vedere come Clarissa salisse con la
pedana.
Una volta partiti siamo arrivati a Trento e dalla stazione abbiamo
camminato fino a raggiungere il museo. C'era un sacco di gente sui
marciapiedi e di traffico sulle strade e, quando siamo arrivati al
Cimitero, abbiamo preso uno spavento: davanti a noi c'era un cantiere
e non sapevamo come passare per arrivare dall'altra parte. Per
fortuna un signore ci ha detto che il passaggio era libero e tutti
assieme abbiamo percorso una stradina stretta che ha fatto saltellare
la carrozzina di Clarissa.
Il passato che conta
Appena entrati nel museo ci hanno fatto accomodare in una stanza
dove ci aspettava Giovanni, un archeologo. Ha iniziato a spiegarci
come contavano nella preistoria: i pastori e i cacciatori usavano un
osso dove incidevano delle lineette. Ci ha fatto vedere un bastoncino
simile a un reperto ritrovato a Ledro e abbiamo notato che ogni 4
tacchette che si ripetevano ce ne era una più lunga. Gli studiosi
pensano che servisse per contare le prede o gli animali allevati.
Giovanni ci ha consegnato delle tavolette di argilla ritrovate
nella tomba del faraone Narmer, il primo a unire Alto e Basso Egitto.
Gli Egizi usavano i geroglifici per scrivere i numeri e nella
tavoletta c'era disegnato l'oggetto o l'animale che il faraone aveva
conquistato e il numero. Noi dovevamo decifrarle, calcolare e capire
quale quantità era scritta. Era un po' complicato perché bisognava
capire a cosa si riferiva, conoscere quanto valeva un simbolo, vedere
quante volte era ripetuto e poi sommare.
Poi ci ha spiegato che i Romani e i Greci usavano le lettere
dell'alfabeto per scrivere i numeri e che per fare i conti usavano
uno strumento complicato che era l'abaco.
Le popolazioni antiche che vivevano in America avevano diversi
modi per contare: i Maya usavano base venti, conoscevano lo zero che
disegnavano come il seme del cacao e scrivevano i numeri con pallini
e bastoncini.
Anche noi abbiamo provato a scrivere la nostra data di nascita ed
è stato difficile pensare in un modo così diverso dal nostro.
Gli Inca invece usavano base dieci e per contare usavano le corde
dove scrivevano i numeri facendo dei nodi. Ci siamo allenati anche
noi, ma non riuscivamo a fare i nodi multipli per le cifre più
grandi.
Gabriele, Leonardo, Lorenzo e Nicolò.
Pausa pranzo
Dopo aver fatto la prima attività della mattina, abbiamo deciso
di non rimanere nel parco del Muse, ma di andare a quello delle
Albere. Siamo corsi a mangiare perché il tempo stringeva.
Dopo aver mangiato alcuni di noi sono andati a giocare sulla
teleferica e si sono divertiti tantissimi ad andare veloci, mentre
altri si sono dondolati sulle altalene e si sono arrampicati sui
giochi.
Ci piace molto quel parco perché è grande e i giochi sono sempre
liberi perché ci sono poche persone.
Quando le maestre ci hanno chiamato siamo corsi in fila perché
dovevamo ritornare al Muse e fare il secondo laboratorio. La maestra
Roberta ci ha accompagnati per una scorciatoia senza scalini, proprio
adatta alla nostra Clarissa, ma la maestra Rosetta ha fatto la
birichina e non ha voluto seguirci perché credeva che la strada
fosse più lunga. Così abbiamo dovuto aspettarla e guardarla
dall’altra parte della strada mentre spingeva la carrozzina
cercando la dove poter passare. Volevamo tirarle le orecchie, ma le
vogliamo troppo bene e ci siamo messi a ridere e a aspettarla davanti
all’ingresso.
Marianna e Sabrina
Gli acquari
Una guida ci ha portato nella stanza degli acquari e le abbiamo
detto che a scuola vogliamo tenere dei pesci. Lei ci ha fatto i
complimenti e poi ci ha detto di ascoltare con attenzione per
scoprire notizie utili sulle abitudini dei pesci.
Ci ha dato degli adesivi con rappresentati diversi pesci che noi
dovevamo riconoscere nelle vasche e dopo cinque minuti tutti noi li
avevamo trovati: abbiamo osservato con attenzione i pesci palla, il
pesce gatto giraffa, il pesce testone e tanti altri.
La guida ci ha spiegato tante cose anche curiose sui pesci. Essi
hanno la pelle ricoperta di scaglie che si ricopre di muco per
rimanere sempre in acqua; dormono con la testa in su e con gli occhi
aperti perché non hanno le palpebre e usano le orecchie per
orientarsi.
Il naso non serve per respirare, perché hanno le branchie, ma per
sentire gli odori.
I pesci, inoltre, sono molto sensibili alle vibrazioni e per
questo motivo non bisogna sbattere le mani sulle vetrate.
Ci sono pesci che tengono le loro uova nella bocca finché non
nascono o pesci che hanno la testa grande perché accumulano il
grasso o pesci che puliscono tutte le vasche.
Prima di finire la visita, la nostra guida ci ha consegnato delle
borsette a forma di pesce con dentro tre diversi oggetti: una
spugnetta, una figura e un pezzo di corallo.
La spugnetta serviva a farci capire che in un ambiente è meglio
ci sia tanta biodiversità perché così è più resistente alle
malattie; la tessera rappresentava tutte le cose che possono far male
al mare (petrolio, scarichi, pesca con le rete…) e ognuno di noi
doveva mostrarla ai compagni e spiegare il perché era pericolosa.
Alla fine era scaduto il tempo, ci siamo salutati e abbiamo
ringraziato la nostra guida che è stata molto simpatica.
Greta e Giorgia
Il ritorno
Quando siamo arrivati alla stazione delle corriere, non c’era
ancora l’autista e abbiamo dovuto aspettarlo. Appena arrivato,
siamo saliti sul pullman e siamo partiti a tutta velocità.
Mentre ritornavamo a scuola ha iniziato a piovere: siamo stati
fortunatissimi perché la nostra giornata non è stata rovinata dal
brutto tempo e abbiamo potuto passeggiare per la città e giocare al
parco in tranquillità.
Quando siamo arrivati a Vezzano l’autista ci ha fatto un grosso
favore: ci ha lasciati scendere alla fermata davanti alla scuola. È
stato proprio gentile!
Michael e Simone
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